DICHIARAZIONE DEI REDDITI OMESSA QUALI SANZIONI SI RISCHIANO?
Il modello redditi è il modello con cui l’Agenzia delle Entrate reperisce i dati reddituali dei contribuenti. Tale modello è un obbligo non un’opzione, che tutti coloro che sono titolari di partita iva, le persone giuridiche (società di capitali, società di persone ecc.) e gli obbligati al modello 730 devono assolvere.
Ma cosa succede se non si invia il modello redditi?
In questo articolo vediamo quando la dichiarazione si considera omessa, quali sono le sanzioni e come poter sanare la propria posizione.
Omessa dichiarazione dei redditi che cos’è?
Si definisce dichiarazione dei redditi omessa, la dichiarazione inviata all’Agenzia delle Entrate oltre il 90° giorno dalla scadenza naturale dell’invio o nel caso in cui la dichiarazione non venga inviata.
Per verificare la suddetta condizione, è necessario verificare i termini di presentazione della trasmissione telematica. La scadenza per presentare il 730 è cambiata con l’introduzione del modello 730 precompilato slittando al 7 luglio. Anche la scadenza del Modello Redditi o Modello UNICO è cambiata per effetto del DL Crescita. In linea generale, la trasmissione del modello UNICO deve avvenire entro il 30 novembre (per il 2019 tale termine è spostato al 2 dicembre).
ATTENZIONE! Si ricorda che le scadenze possono subire variazioni o proroghe. Si consiglia, pertanto, di consultare la sezione del sito dell’Agenzia delle Entrate dedicata allo scadenzario.
Cosa succede in caso di mancata presentazione del modello?
Come esplicato in precedenza trascorsi 90 giorni dalla scadenza per l’invio telematico della dichiarazione, questa diventa omessa. Le conseguenze dipendono sostanzialmente da vari fattori:
– totale delle imposte dovute e non pagate a causa dell’omissione
– comportamento del contribuente. Una semplice dimenticanza nel presentare un modello 730, infatti, è una situazione molto diversa da un contribuente coinvolto in un giro di fatture false (reato quest’ultimo punibile anche con la reclusione).
Vediamo cosa comporta la mancata presentazione della dichiarazione in termini di sanzioni. E più precisamente, l’irrogazione di una sanzione:
– amministrativa, consistente in una multa di importo variabile in base all’imposta dovuta e in base al tempo trascorso dalla scadenza
– penale che scatta in determinati scenari
In ogni caso, il contribuente per sanare la dimenticanza è tenuto al pagamento dei seguenti importi a titolo di:
– imposta calcolata nella dichiarazione non inviata o calcolata direttamente dal fisco
– interessi legali sul mancato pagamento dell’imposta dovuta
– sanzione dal 120% al 240% dell’imposta omessa. Quando dalla dichiarazione non risulta alcun debito di imposta oppure risulta un credito di imposta, la sanzione va comunque versata da un minimo di 258 euro fino a un massimo di 1.032 euro.
Dichiarazione dei redditi omessa: quando si configura il reato penale?
Fino al 31 dicembre 2015, la mancata presentazione della dichiarazione comportava oltre la sanzione amministrativa anche quella pensale al superamento della soglia di 30.000 euro per ciascuna imposta evasa. La sanzione penale prevedeva da 1 a 3 anni di reclusione. Tale soglia di imposta evasa è stata modificata. Dal 1°gennaio 2016 è stata introdotta una pena con la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 4 anni, e la soglia di punibilità, con riferimento alle singole imposte, è passata da 30.000 euro a 50.000 euro. Al superamento della menzionata soglia di 50.000 euro scatta il reato penale.
Come sanare l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi
La mancata presentazione dichiarazione dei redditi può essere sanata ricorrendo all’istituto del “ravvedimento operoso”. Trattasi di “autodenuncia” e invio della dichiarazione prima che il fisco contesti la mancata presentazione. In questo caso, il contribuente ottiene una notevole riduzione della sanzione che varia a seconda del momento in cui viene inviata la dichiarazione omessa. Più precisamente, se la presentazione avviene:
– entro 90 giorni dalla scadenza del termine per l’invio telematico, la dichiarazione si considera solo “tardiva”. In questo caso, oltre all’imposta dovuta occorre versare gli interessi legali e la sanzione ridotta a 1/10 del minimo
– oltre 90 giorni è comunque possibile ricorrere al ravvedimento operoso e presentare lo stesso la dichiarazione. In questo caso è necessario versare, oltre all’imposta dovuta, gli interessi legali e una sanzione ridotta pari a 1/8 del minimo se la presentazione avviene entro un anno dalla scadenza. Se la presentazione avviene oltre l’anno, ma entro i due anni dalla scadenza, la sanzione passa a 1/7 del minimo. Oltre i due anni la sanzione sarà pari ad 1/6 del minimo.
Prescrizione accertamento omessa presentazione dichiarazione
L’accertamento per omessa dichiarazione redditi si prescrive, e quindi decade la possibilità per il fisco di sanzionare la violazione dal 5° anno successivo. Per le imposte sui redditi e per l’IVA, l’avviso deve essere notificato entro il 31.12 del quarto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione o omessa.
ATTENZIONE! I suddetti termini raddoppiano quando sussistono elementi penalmente rilevanti, nell’anno in cui è stata commessa la violazione.
Ad esempio la dichiarazione dei redditi 2017 (anno di imposta 2016) si prescrive il 31/12/2022. Invece la dichiarazione dei redditi 2018 (anno di imposta 2017) si prescrive il 31/12/2023.
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